In chordis et plectro
Il presente lavoro discografico, “In chordis et plectro”, intende offrire un’esperienza di ascolto insolita e originale di un ampio ventaglio di composizioni appartenenti a stili ed epoche diverse, accomunate dal fatto di essere eseguite interamente e unicamente da strumenti a corda, sia a pizzico che a plettro. La chitarra solista – nelle mani di un interprete di primo piano come Giulio Tampalini - guida l’intero percorso, che dal barocco arriva fino al novecento, sostenuta, accompagnata e arricchita dall’Orchestra a plettro Gino Neri di Ferrara, una formazione di circa cinquanta elementi, unica al mondo per organico e repertorio, interamente costituita da strumenti a plettro e a pizzico. Il risultato rappresenta un’esperienza d’ascolto senza precedenti, capace di disegnare un caleidoscopio di rari colori e di suscitare emozioni intense e sorprendenti. L’interesse nei riguardi degli strumenti a plettro e della loro letteratura si è sviluppato con grande rapidità negli ultimi decenni, dopo l’eclissi subita nella prima metà dell’Ottocento e la successiva rinascita a partire dalla fine dello stesso secolo, determinata dapprima da compositori italiani quali Calace Munier, Manente, Guindani e poi dagli autori appartenenti alla scuola tedesca, come Hermann Ambrosius, Kurt Schwaen e Hans Gal. Le formazioni a plettro, collocatesi finalmente in un’area propria e autonoma, hanno raggiunto quindi una dimensione di rispetto prima in ambito italiano ed europeo e successivamente anche negli Stati Uniti, in Giappone e Corea. Nel panorama internazionale, l’Orchestra a plettro “Gino Neri“ ricopre un posto di rilievo, sia per la longevità del complesso musicale sia per le particolarità del suo organico nonché per l’ampiezza del repertorio. Raggiunto l’ambìto traguardo del centoventesimo anno dalla fondazione, festeggiato con un concerto tenuto nel Teatro Comunale di Ferrara nell’aprile del 2018, con la partecipazione di 150 elementi provenienti dalle orchestre a plettro di tutta Italia, nello stesso anno la “Gino Neri” ha ottenuto il Primo Premio al Concorso Internazionale G. Rossini di Pesaro, a testimonianza della vitalità e del qualificato livello artistico della sua attività musicale. L’attuale organico strumentale è inalterato, per tipologia di strumenti, rispetto all’originale progetto del maestro Gino Neri (1882- 1930), il direttore al cui nome l’Orchestra è intitolata. Formato dall’intera famiglia dei “plettri” sulla base della tripartizione classica mutuata dagli “archi” - con la triade “mandolino-mandola mandoloncello” l’organico incorpora anche altri strumenti meno noti e diffusi quali i mandolini quartini, le mandole contralto, i bassi e contrabbassi a plettro, nonché i più classici contrabbassi ad arco, che insieme a chitarre e arpa, timpani e percussioni permettono di affrontare con grande completezza l’intero repertorio romantico e tardo-romantico, costituito dai 500 brani dell’archivio storico dell’orchestra, oggi divenuta biblioteca pubblica. Il presente lavoro discografico si avvale della prestigiosa presenza come protagonista del chitarrista bresciano Giulio Tampalini, interprete di grande musicalità e di limpida ed eccellente tecnica, già ospite più volte della “Gino Neri”, distinto per la professionalità e annoverato tra gli eccellenti virtuosi delle nuove generazioni di chitarristi. Le diverse tracce dell’album, in dialettico confronto tra di loro, danno forma a un disco ove convivono autori distanti per caratura artistica, per stile e personalità, dall’epoca barocca sino alla seconda metà del Novecento. Alcuni sono di riconosciuto nome, altri di minore fama; musicisti di aree geografiche e culturali diverse, con opere che oppongono forti passioni, intensi colori e atmosfere, dalle opere barocche e classiche fino alle atmosfere e ai paesaggi spagnoli di grande suggestione. In breve, coesiste un’ideale saldatura tra la tradizione storica dei complessi mandolinistici d’un tempo e la moderna ricerca di una specifica identità di linguaggio, di tecnica e di timbrica propri degli strumenti “a plettro”, o mai emancipatisi da una considerazione meramente popolare e folkloristica, sempre più protesi a consolidare risultati di autonomia artistica e di originalità musicale. La chitarra solista e l’orchestra, dunque, confermano la loro adesione al dialogo dell’antico e del moderno, a sostegno di una più forte identità degli strumenti a corde e a plettro, in particolare del mandolino, che oggi trova una progressiva affermazione anche in ambito accademico, con l’attivazione di cattedre per l’insegnamento dello strumento nei Conservatori. Il lavoro discografico si apre con il Concerto RV93 in Re Maggiore di Antonio Vivaldi (1678 -1741), destinato a un organico che sembra prevedesse come protagonista un arciliuto tardo-rinascimentale, sostenuto da archi e basso continuo. Appartenente ai due concerti scritti dal “prete rosso” dedicati al liuto o strumenti similari, si colloca in un’epoca ove il cordofono di origine araba a Venezia pare fosse scomparso da circa trent’anni: l’aneddotica vuole che il concerto sia stato dedicato a un amatore dilettante di liuto su sua esplicita richiesta, il conte Johann Joseph von Wrtby (nel manoscritto compare l’intestazione “Per Sua Eccellenza Signor Conte…”). La chitarra solista viene qui accompagnata dell’Ensemble da Camera Gino Neri, una formazione a plettro cameristica, nata all’interno dell’orchestra espressamente per l’esecuzione del repertorio barocco o contemporaneo. A seguire, entra in scena la chitarra accompagnata dall’orchestra al completo per aprire le porte al salotto italiano, illuminato dall’eleganza di Ferdinando Carulli (1770 – 1841) considerato insieme a Mauro Giuliani uno dei più importanti maestri che hanno saputo valorizzare la chitarra nel secolo romantico. Il Petit Concert de Société in Mi Min. op.140 dai brillanti stilemi di Scuola Napoletana, scritto a Parigi nei primi anni dell’800 e originariamente composto per chitarra e archi - qui nella trascrizione per chitarra e orchestra a plettro effettuata da Stefano Squarzina - rappresenta un esempio del repertorio musicale amato e frequentato dalla borghesia di allora. Aperto da un tema dall’attacco immediato di chiara impronta mozartiana, esplora e sviluppa le ampie risorse virtuosistiche ed espressive della chitarra, che si inoltrano nell’intimità del successivo largo e nella solarità del conclusivo allegro trionfale, proposti senza soluzione di continuità. L’album prosegue con Asturias, brano incalzante e suggestivo, composto originariamente per pianoforte nel 1890 da Isaac Albéniz (1860 -1909), all’epoca del soggiorno londinese. Nonostante il nome, non vi è relazione con la tradizione musicale della comunità autonoma spagnola delle Asturie, i suoi accenti richiamano piuttosto il flamenco andaluso. Inizialmente il brano non venne pubblicato sotto questo titolo: nel darlo alle stampe da Emile Pujol a Barcellona nel 1892, Albéniz lo concepì come preludio della raccolta Cantos de España. Soltanto in seguito esso diverrà il quinto movimento della Suite española, pubblicato dopo la sua morte con il titolo attuale e il sottotitolo Leyenda nel 1911. Conclude l’album la Fantasia para un Gentilhombre, scritta per chitarra e orchestra del compositore Joaquin Rodrigo (1901 -1999), qui in prima esecuzione assoluta nella versione per chitarra, orchestra a plettro e quintetto a fiati. Composizione articolata in quattro movimenti, tratta, quale fonte principale, da alcune pagine di Gaspar Sanz, importante esponente della musica spagnola e della chitarra barocca del ‘600 e proveniente in particolare dai tre volumi intitolati Instrucción de música sobre la guitarra española. L’opera nasce da una richiesta del chitarrista andaluso Andrés Segovia (1893 - 1987), legato da una lunga collaborazione e amicizia con l’autore: è facile riconoscere in lui il Gentilhombre del titolo, interprete della prima esecuzione mondiale tenutasi nel 1958 a San Francisco sotto la direzione dal maestro Enrique Jordá. È forse il brano dell’album che più di tutti evidenzia le peculiarità timbriche ed espressive degli strumenti a plettro, i quali nel sostenere la chitarra solista e nell’interagire con gli strumenti a fiato, non solo non fanno rimpiangere gli archi della versione originale, ma disegnano una tavolozza timbrica identitaria e distintiva, che assume un valore proprio e procura all’ascoltatore una esperienza emozionante e sorprendente. Per concludere, il contributo che Giulio Tampalini e l’Orchestra “Gino Neri” intendono offrire con questo album, va nella direzione di favorire la divulgazione del repertorio per chitarra e orchestra, offrendo una prospettiva di ascolto nuova e avvincente, che si apra a nuovi scenari timbrici, con lo scopo di valorizzare le peculiarità e le caratteristiche degli strumenti a corde, di arricchire i loro repertori, e al tempo stesso consentire all’ascoltatore di godere di nuove e inaspettate emozioni.
Giulio Tampalini
Giulio Tampalini nel 2014 ha ricevuto a Milano il Premio delle Arti e della Cultura. È considerato dalla critica uno degli interpreti più innovativi e carismatici del panorama musicale internazionale. Artista Warner Classics, ha registrato più di 40 CD e si è esibito in più di 2000 concerti in tutto il mondo.Dopo il diploma con dieci e lode al Conservatorio di Cuneo, ha vinto i maggiori premi internazionali di chitarra, il Concorso “Yepes” di Sanremo, il “Sor” di Roma, due volte il Torneo Internazionale di Musica di Roma, il “De Bonis” di Cosenza. Ha vinto due Chitarre d’oro per il miglior disco: nel 2003 con il Tárrega: Opere complete per chitarra e nel 2018 per l’album Castelnuovo-Tedesco: Complete Works for Soprano and Guitar. Si esibisce regolarmente in Europa, Asia e Stati Uniti come solista e con orchestra. Nella sua imponente produzione discografica sono presenti cd dedicati al Novecento italiano, l’opera completa per chitarra sola di Castelnuovo-Tedesco, il Concierto de Aranjuez di Rodrigo, un monografico su Gilardino, le Sei Rossiniane di Giuliani, il Concerto n. 1, il Quintetto e il Romancero Gitano di Castelnuovo-Tedesco e quattro integrali: Tárrega, Llobet, Matiegka e Villa-Lobos. Con Giovanni Podera è curatore della collana “I Maestri della Chitarra” per le Edizioni Curci. È docente di chitarra presso la Fondazione Accademia Internazionale di Imola “Incontri con il Maestro” e presso il Conservatorio di Adria, direttore dell’Accademia Internazionale della Chitarra di Brescia e fondatore dell’Italian Guitar Campus, tiene seguitissime masterclass in Italia, Europa e Asia e America.