Artisti / David Boldrini / Sacred Music
David Boldrini
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Sacred Music


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L'album

Lo Stabat Mater per Soprano, Mezzosoprano e pianoforte è una composizione scritta da David Boldrini nell'arco di venti giorni circa tra il febbraio e il marzo del 2016. Dedicata al soprano Laura Andreini e al mezzosoprano Laura Brioli è basata sul testo latino attribuito a Jaopone da Todi e insieme alla Messa e all'Ave Maria, scritta nel 2014. Fa parte delle opere di ringraziamento del compositore Empolese. Lo Stabat Mater diviso in undici numeri può essere considerato, a differenza della messa, vero e proprio omaggio al romanticismo, una composizione in stile libero nella quale non mancano però i continui riferimenti ai classici, si potrebbe dire che questa composizione risulta l'espansione del pensiero di altri autori della scuola italiana e di quella francese che nel passato si sono cimentati in composizioni sacre di vario genere o addirittura in altri Stabat di cui alcuni celeberrimi. L'incipit in tonalità di Mi bemolle minore suona come una condanna eterna alla quale nessun uomo può sottrarsi, la dipartita dalla vita terrena, nel breve arco di otto battute. La tetra melodia delle due voci che si intrecciano fin dall'inizio viene illuminata da una progressione che rappresenta la speranza della vita eterna e della salvezza, la staticità con cui poi si sviluppano le linee melodiche del soprano e del mezzosoprano descrivono il dolore umano racchiusoin una serena consapevolezza costituita dalla fede della sopravvivenza dell'anima. Il pianto e il dolore sono descritti dalla figura dei due ottavi anticipati ogni volta da una pausa di un ottavo nel secondo numero. In questo brano l'ansimare è insito nel ritmo che deriva dalla figurazione suddetta e questo andamento iterativo costituisce il tessuto connettivo del Cujus animam. Statico e abbandonato il numero O quam tristis, in cui il ricercare armonico che spazia nei meandri meno attesi e prevedibili dei processi noti e che accompagna la semplicissima linea melodica del soprano, rappresenta l'evoluzione dello spirito della vergine rivolto verso l'eterno, non più contaminata da regole ma proiettata in una dimensione di allucinante speranza animata dalla fede in Dio. Quis est homo giunge come un ritorno psicologico alla passione di Cristo e il Fa minore con cui si apre rende alla composizione un tono più terreno, lamentevole e eroico allo stesso tempo, ma è solo un attimo, seguono il Pro peccata , l'Eia Mater in cui l'allucinante dolore si muta in esaltazione e luce, un crescendo continuo che sfocia nel finale fortissimo (Ut sibi complaceam) in cui il virtuosismo del pianoforte e la scala di fa maggiore ad accordi finale, sanciscono la definitiva vittoria della vita eterna. Dopo l’Eia Mater, che come detto segna l'apice dello Stabat, sembra che tutto sia catapultato in una nuova dimensione, non esistono più regole terrene e il continuo alternarsi di accordi maggiori e minori, dissonanti e consonanti stanno a significare l'ormai raggiunta pace dello spirito, a rassegnazione al dolore umano, temperata dalla luce della vita in una nuova dimensione. La leggerezza dei melismi su cui è costruito Santa Mater e le terzine del pianoforte che accompagnano Iuxtam Crucem descrivono in modo esaustivo questo concetto. Di carattere narrativo e imitativo il numero nove, Fac ut portem, che si snoda su un semplice canto che passa tra le due voci soliste in un modo assolutamente imperturbabile e distaccato. Il ritorno del tema dell' incipit nel Quando corpus ci spiega ciò che Jacopone da Todi dice nel suo testo: in realtà ciò che avviene nello spirito doloroso della vergine e dell'umanità è riconducibile ad un solo attimo, la desolazione per la morte il terrore, la speranza e la consapevolezza della salvezza. L' immagine della madre dolorosa è ferma come una Pietà Michelangiolesca, lo Stabat Mater scol-pisce un istante e un pensiero, la percezione di uno stato d'animo sotto forma di preghiera che resta eterno, ecco perché finire allo stesso modo in cui si è cominciato, perché l'inizio e la fine coincidono in un unico momento, il momento del trapasso, la vita terrena che si trasforma in quella ultraterrena, evento riassumibile in un unicum ossia dolore e speranza della sopravvivenza dell'anima, l'inizio e la fine, questo è anche il concetto cristiano della vita: si torna da dove siamo venuti. Conclude lo Stabat mater un breve e glorioso Amen scritto in forma di fugato rigorosamente contrappuntistico secondo la tradizione sacra.
MESSA
La messa, che completa il disco, è un vero e proprio omaggio alle composizioni sacre ottocentesche di ampio respiro. Di stampo Rossiniano a volte Franckiano, questa opera è caratterizzata dagli elementi emblematici del bel canto, frequenti sono gli echi Belliniani e Donizettiani e non mancano i riferimenti alla musica colta vocale dell'Europa di prima metà ottocento. Completata nel maggio 2016 prevede l'impiego dei soli all'interno del coro dei tutti, essendo concepita con l'accompagnamento del pianoforte trova la sua giusta dimensione nella versione cameristica per otto voci. Il Kyrie si apre con una introduzione a cappella caratterizzata dal dialogo dei soli con i tutti accompagnati dalla umile scrittura riassunta in ottavi ribattuti dalla mano sinistra del pianoforte, sostegno ritmico ed armonico ai contrappunti vocali a sua volta sintetizzati dalla mano destra. Il Gloria, introdotto dalla turbinosa scala cromatica ascendente del pianoforte, colpisce per la sua forza travolgente sottolineata dal fortissimo tutti iniziale, ricco di contrappunti, progressioni e imitazioni delle voci alternate divise in due blocchi. Segue l'Et in terra in forma di fuga, il Gloria con medesima forza e scrittura torna nelle ultime battute chiudendo in modo vittorioso il secondo numero. Il Domine Deus annunciato dai suoni lontani di una fanfara che si avvicina è, secondo la tradizione, la grande aria del tenore . Il primo tema in maggiore di carattere eroico sviluppa il suo intento marziale in tutta la parte A dell'aria con continui spunti permeati di una vittoriosa esuberanza melodica e ritmica. Segue l'episodio B in tonalità minore in cui si scorge l'embrione di quelloù che sarà il tema dell' Agnus Dei conclusivo, qui il pianoforte che mai funge da protagonista si lascia andare a un accompagnamento Schubertiano costituito da quarti (in battere) alternati a terzine di ottavi nei tempi deboli delle battute, la ripresa del Donime Deus è nuovamente riproposta dagli squilli araldici del pianoforte, e torna imminente il canto maggiore del tenore che si chiude con una cadenza e una breve coda pianistica che spegne la tensione emotiva che pervade tutto questo significativo numero della messa. Il Qui tollis, duetto tra soprano e mezzosoprano racchiude in sé echi Schumanniani a volte addirittura Lisztiani e può essere descritto come un lied vero e proprio in cui le due voci intrecciano sostenute dal tipico accompagnamento pianistico strutturato su terzine ribattute dalle due voci interne e dalle note lunghe del basso e del soprano. Di carattere meditativo il quartetto Quoniam, in cui sembra di udire a volte il richiamo alla musica di Brahms e a quella di Franck . Segue secondo la tradizione la fuga a quattro voci che costituisce il Cum Sancto Spiritu, con la quale si conclude la prima parte della messa . Il Sanctus diviso in Sancuts, Benedictus e Hosanna, a cappella, è formato da una serie di blocchi accordali in cui le voci si muovono monoritmicamente. La tensione iniziale conduce ad un crescendo armonico che sfoga nella breve ma intensa fuga dell' Hosanna. Il Benedictus, aria del Baritono, è introdotto dall'incombere improvviso di due grandi trilli del pianoforte che a loro volta annunciano il sopraggiungere di una nuova marcia, la cantabilità quasi Verdiana, eroica che inonda questo numero della messa viene sciolta dalla dolcezza del canto del coro che sul finire torna a rasserenare gli animi preannunciando il giubilo dell' Hosanna che puntualmente ritorna per concludere il tutto. L'Agnus Dei è il momento più intimo e anche il più toccante di tutta la messa, scritto in tonalità minore racchiude in sé il concetto della remissione e della richiesta a Dio della pace eterna, per questo è concepito con umile scrittura e scarno accompagnamento strumentale, il cammino verso la salvezza è raffigurato dalla richiesta e dalla ricerca continua della pace e dalla speranza di un segnale celeste che consoli il nostro cammino. Il riproporre più volte la frase iniziale con qualche variazione ad ogni ripresa è sinonimo dell'umano pregare ogni volta più consapevole, l'arrivo della tonalità maggiore che coincide con l'entrata di tutta l'assemblea descrive l'atto di fede in sé. Dopo un breve momento contrappuntistico di transizione in pianissimo, il tessuto sembra dilatarsi, l'Agnus Dei si conclude con la drammatica e reiterata richiesta del dono della pace eterna col trionfo della gloriosa tonalità di Do maggiore.

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Discografia
David Boldrini
L'artista

DAVID BOLDRINI

Diplomato in pianoforte presso il conservatorio Cherubini di Firenze nella classe di Lidya Rocchetti con il massimo dei voti, la lode e la menzione d' onore.
Contemporaneamente si diploma in organo e composizione organistica presso il medesimo conservatorio studiando nella classe di M. Mochi .
Inizia così a seguire i corsi di perfezionamento tenuti da Bruno Canino presso l' accademia Marziali di Seveso , e dal Trio di Milano presso la scuola di musica di Fiesole, il corso biennale tenuto dal duo pianistico Moreno - Capelli , presso la Musica Interna a Bologna, e risulta allievo effettivo di numerose master tra cui quelle tenute da P. Badura Sckoda a Villa Medici a Milano, Bruno Canino presso gli Amici della musica di Firenze, Fabio Bidini Arezzo .
Nel 2001 studia pianoforte con Vincenzo Balzani presso la scuola di musica di Cantù, e in seguito frequenta il corso triennale presso l'accademia pianistica di Imola " Incontri con il Maestro " nella classe di musica da camera di Pier Narciso Masi .
Studia inoltre per quattro anni pianoforte presso la scuola di musica di Sesto Fiorentino con Pier Narciso Masi .
Vincitore di numerosissimi concorsi . Nel 2001 gli viene conferito il premio " LIONS " in qualità di vincitore assoluto del concorso pianistico Città di Follonica , nel 2003 viene premiato come miglior pianista camerista al concorso Luigi Nono a Torino ( Venaria Reale ). Nello stesso anno è primo assoluto al concorso Rospigliosi e secondo assoluto al concorso Internazionale Valtidone di Piacenza .
Nel 2004 è vincitore assoluto dei concorsi pianistici Di Vicopisano e Nuovi Orizzonti di Arezzo .
Invitato regolarmente come solista e come camerista in prestigiose associazioni, ha suonato per L'associazione Fioravanti di Prato, Il Lycaeum di Firenze , i Concerti del Cicognini di Prato, Associazione musicale lucchese, Estate Frentana, Festival Barocco internazionale - Orchestra sinfonica di Sanremo, I concerti del museo casa Ivan Bruschi di Arezzo, associazione giovani musicisti fiorentini Museo Chiesa di Dante Alighieri, Associazione Damaris di Pistoia, Teatro del lido di Ostia, Agimus Roma, Campus internazionale di musica di Latina, Settimana della musica di Bruxelles. Camerista richiesto da artisti di fama internazionale , collabora al fianco di Maria Luigia Borsi, Andrea Bocelli, Paolo Chiavacci, Brad Repp, Augusto Vismara.
Dal 2005 è direttore artistico dell'associazione Ramimusicali dell'omonima stagione concertistica e del concorso giunto quest'anno alla sua terza edizione .

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