Il carattere tragico pervade il primo tema dell'Allegro ma non troppo , che segue quasi bruscamente l'introduzione. La transizione, costruita su un movimento ininterrotto di quartine di semicrome che attraversa tutti i registri, conduce a una seconda area tematica nella relativa maggiore (mi bemolle), dove l'idea principale, esposta dal pianoforte, viene prestrinforzata dalle terzine ribattute di violino e viola (doppio pedale di dominante) e il pizzicato del violoncello e successivamente riproposta in minore. L'esposizione si chiude con un ritorno al mi bemolle maggiore, in cui appare ancora una volta il secondo tema e infine una coda con elementi ritmico-melodici del primo tema e dell'introduzione, ormai serenamente edulcorati. Lo sviluppo è costruito a partire dai materiali del primo tema, ripresi su ottave ribattute al pianoforte, i cui registri progressivamente si divaricano sfruttando l'espediente della sincope che era stato introdotto dal violino nella coda dell'esposizione. Ad accrescere la tensione si aggiungono presto le quartine di semicrome, che conducono alle successive trasfigurazioni del primo tema. L'atmosfera si fa quindi più tetra e minacciosa sul basso ostinato del pianoforte, finché l'apparire di alcuni elementi dell'introduzione prelude alla ripresa. Quest'ultima, non conserva quasi più nulla del primo tema, per concentrarsi invece sulla ricapitolazione del secondo tema. Il movimento si chiude con una coda estremamente elaborata. Lo Scherzo , tripartito e in incalzante tempo ternario, sembra non rinunciare mai al suo carattere autenticamente stürmisch. Vi compaiono due idee tematiche: la prima, più ritmica e incisiva, rimanda all'impeto delle sonate per pianoforte del giovane Brahms, il secondo più soffuso ed espressivo. Lo Scherzo rappresenta forse una rielaborazione del terzo movimento della Sonata per violino F.A.E. WoO 2 scritto nel 1854 dallo stesso Brahms in collaborazione con Dietrich e Schumann, autori rispettivamente del primo e secondo movimento, in omaggio a Joachim (il cui motto era appunto Frei Aber Einsam, «liberi ma uniti»). L'Andante in mi maggiore costituisce un'oasi di serenità. In forma di romanza tripartita, presenta un primo tema canta to dal violoncello sulle armonie sincopate del pianoforte e poi ripreso dal violino, cui segue un secondo spunto condotto in seste parallele da violino e viola. Nella sezione centrale lunghe arcate melodiche scivolano su morbide terzine del pianoforte, alternandosi a ritmi puntati e sospiranti degli archi, enfatizzati dalle movenze sincopate del pianoforte. Il movimento si chiude con una ripresa, ancor più lirica e intensa, della prima sezione. Il Finale si apre con una sorta di tempestoso moto perpetuo del pianoforte, in cui il triplice ribattuto svela fatali allusioni beethoveniane; su questo si staglia il tema al violino, seguito poi da una seconda idea, raddoppiata dalla viola su ottave spezzate del pianoforte. Tale gesto pianistico è impiegato anche nella terza idea tematica, in risposta al corale dei tre archi. La sezione di sviluppo sfrutta e intensifica tutte le idee dell'esposizione, fino alla fedele ricapitolazione. Suggella il movimento una coda, annunciata dalla ripetizione del tema del corale al pianoforte solo: ogni tensione si stempera con progressivi diminuendo e discese cromatiche nel do maggiore conclusivo. Il 1842 è l’annus mirabilis per la produzione cameristica di Robert Schumann. Come si apprende dai diari dello stesso compositore, dopo i primi mesi trascorsi nell'assiduo studio dei Quartetti di Haydn, Mozart e Beethoven al pianoforte in compagnia della moglie Clara, tra luglio e dicembre Schumann licenzia con sorprendente rapidità e capacità d'invenzione i Quartetti per archi op. 41, il Quintetto con pianoforte op. 44, il presente Quartetto op. 47 e infine i Phantasiestücke op. 88, per trio con pianoforte. La critica loda da subito la novità stilistica delle composizioni, lontane dal “soggettivismo” della prima produzione: «quanto appaiono diverse le opere più recenti di Schumann da quelle pubblicate dieci anni fa! Tutto è molto più chiaro e mite, l'eccentricità contenuta e confluita in uno stile indipendente», avrà a scrivere August Kahlert nella sua recensio ne dell'op. 47 sull’Allgemeine musikalische Zeitung, il 18 luglio 1846. Il primo movimento si apre con un'introduzione (Sostenuto assai, 2/2) in cui un corale a tre voci degli archi, su rintocchi del pianoforte, traccia il profilo diastematico del primo tema, esposto nel successivo Allegro ma non troppo (4/4), questa volta con un caratteristico ritmo acefalo. La transizione conduce con fluidità a un secondo nucleo tematico, in cui gli archi si compattano in un unico blocco che per due volte risponde in canone alla proposta, scarna e icastica, del pianoforte: una scala ascendente di crome seguita da una discesa per salti. Alle successive riproposizioni pianistiche il violino risponde contrappuntando l'incipit del celebre corale luterano Wer nur den lieben Gott läßt walten, musicato tra gli altri da J.S. Bach (Cantata BWV 93) e F. Mendelssohn (Cantata MWV A7) e citato da Brahms nel Deutsche Requiem. Violino e registro superiore del pianoforte proseguono poi il loro discorso imitativo in progressione, sostenuti dalla catabasi dei registri gravi. Del tutto singolare è la ricomparsa del corale introduttivo che collega la fine dell'esposizione al successivo sviluppo, basato sul materiale del primo tema e della transizione. Una climax riconduce alla ripresa con una possente riaffermazione della tonalità d'impianto, sui ribattuti di pianoforte, viola e violoncello. Ancora una volta, la sezione è chiusa da una frase omoritmica in guisa di corale che questa volta coinvolge anche il pianoforte. Il movimento termina con una coda agitata. Lo Scherzo , uno staccato incalzante dal carattere mendelssohniano, si alterna a due Trii: l'uno caratterizzato da imitazioni a canone, l'altro da instabili e sognanti accordi sul terzo tempo che contribuiscono a sospendere la scansione temporale. In entrambi fanno la loro insolita comparsa continue reminiscenze delle vorticose figure dello Scherzo. Il gioco di rimandi si spegne con il pianoforte che licenzia il movimento citando lo spunto tematico del Trio I. L'Andante cantabile , in terza posizione, appare in forma di variazioni. Il tema principale, esposto dal violoncello, s'innesta per così dire su una prolessi della sua stessa coda, anticipata dal violino nelle prime tre misure. Ed è proprio il violino, con uno La scrittura contrappuntistica e fortemente imitativa domina il Finale , tanto nel primo tema quanto nello sviluppo che sarà elaborato a partire da questo. Da notare il secondo tema: oltre a citare l'incipit della seconda variazione dell'Andante, esso introduce inaspettatamente la ripresa, ellittica della prima idea tematica. Una corona segnala la momentanea sospensione del discorso su una cadenza sospesa prima della coda che, vivace e assertiva, conduce alla conclusione.
Il Quatretto Felix é il vincitore del Premio “Giuseppe Sinopoli” 2017 conferito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si costituisce nel 2015 presso l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma dove consegue il Diploma di Perfezionamento di Musica da Camera, con il massimodei voti e la lode, sotto la guida di Carlo Fabiano.
Il nome scelto per la formazione, oltre a voler identificare un sentimento di felicità comune nel fare musica da camera, è un omaggio alla Campania, terra d'origine di tutti e quattro imusicisti, che anticamente veniva denominata “felix”.Sin da subito, si impone all'attenzione musicale nazionale con eccellenti riscontri di pubblico e critica.
È regolarmente invitato da importanti società concertistiche (Amici della Musica di Firenze, Fondazione W. Walton, Mantova Chamber Music Festival, Accademia di Santa Cecilia, RaiRadio3, Festival Sesto Rocchi, Associazione Angelo Mariani, Festival Pontino) e, allo stesso tempo, si perfeziona in prestigiose istituzioni musicali quali l'Accademia Chigiana di Siena, ottenendo Diploma di Merito e borsa di studio nell'ambito del corso di Bruno Giuranna, e la Scuola di Musica di Fiesole dove, nel 2019, riceve in qualità di miglior gruppo da camera una borsa di studio dalla Fondazione Walton di Ischia.
Ha partecipato a masterclass con Leōnidas Kavakos, Bruno Canino, Alberto Miodini, Enrico Bronzi e inoltre, in qualità di Nominated Ensemble dell'European Chamber Music Academy, ha preso parte a sessioni di studio con Hatto Beyerle, Johannes Meissl, Dirk Mommertz,Itamar Golan, Lorenza Borrani, Antonello Farulli.
Nel 2017 ha vinto il Secondo Premio e il Premio Speciale del Pubblico al III Concorso Internazionale di Musica da Camera “M. Antonelli” di Latina.
Oltre a essere parte della rete de “Le Dimore del Quartetto”, continua a perfezionarsi presso l'Accademia Europea del Quartetto della Scuola di Musica di Fiesole con Andrea Nannoni,Christophe Giovaninetti e Luc-Marie Aguera.