Johann Sebastian Bach: L'arte dei suoni e del discorso
Il lavoro sulle due Suites di Bach per violoncello con Andrea Nocerino si è rivelato molto stimolante sotto diversi punti di vista. Innanzitutto per l'occasione di poter studiare da vicino le principali fonti manoscritte pervenuteci, nonché per la possibilità di operare un confronto fra diverse edizioni a stampa, ma pure per le lunghe e proficue discussioni riguardanti scelte cruciali e dettagliate, come il fraseggio, l'articolazione e diverse fondamentali questioni di prassi esecutiva storica. Fino ad oggi esistono centinaia di registrazioni delle Suites. Viene dunque spontanea la domanda: perché aggiungerne una nuova al già cospicuo bagaglio esistente, spesso rappresentato da interpreti di chiara fama? Se da un lato il fatto di presentare un giovane e promettente violoncellista italiano che merita tutta la nostra attenzione sia di per sé già una valida risposta, a ciò si aggiunga un tentativo d'esecuzione in cui si è posta in luce la logica (dimostrabile e dimostrata) insita nel discorso musicale bachiano: da una parte i basilari concetti stilistici inerenti alla Tanzmusik barocca, elevata dal genio Bach ad arte sublime, dall'altra il diretto riferimento allo stretto rapporto esistente nel XVIII secolo fra arte dei suoni (ars musica) e arte del discorso (arsrhetorica) . Insisto sul generale concetto di "discorso musicale": il compositore e teorico tedesco Johann Mattheson, contemporaneo di Bach e suo personale conoscente, intitola al fenomeno della "Musica come Discorso Sonoro" (Klangrede) un capitolo del suo fondamentale trattato "Der vollkommene Capellmeister" (1739). L'autore espone qui i sei principi retorici riguardanti la disposizione formale del materiale sonoro (una trasposizione dei cinque canoni di oratoria dal De inventione del Cicerone, testo molto diffuso e studiato dagli intellettuali dell'e poca): exordium, narratio, propositio, confirmatio, confutatio e peroratio. Nella sua musica vocale o nei brani strumentali di ampio respiro, Bach impiega per regola questo prin- cipio retorico strutturale denominato dispositio da Mattheson. Di questa dispositio si riscontra la presenza anche nella particolare concezione "retorico-musicale" diminiature, come nei brani di danza delle Suites o Partite specialmente nelle Allemande, nelle Correnti, nelle Sarabande e nelle Gighe. Qui la tradizionale divisione bipartita risulta in molti casi una mera formalità, destinata a procedimenti musicali "discorsivi" molto più elaborati. Un esempio particolarmente interessante è rappresentato dalla Giga della III Suite, dove all'inizio della seconda parte l'ascoltatore attende invano la ripetizione dell'exordium ossia, come spesso accade, del rivolto del tema iniziale. Se la dispositio rappresenta la "macrostruttura" della composizione, il "microcosmo" è riscontrabile nelle molteplici figure retoriche presenti nei singoli dettagli del discorso musicale. Inoltre, trattandosi qui di danze, è indispensabile prendere in considerazione i topoi che definiscono e qualificano il particolare carattere di ciascuna di esse: il levare anapestico della Bourrée, il giambo nella Sarabanda (fondamentale e tipico di questa danza è appunto il "levare sul tempo forte" e "l'accento", o meglio "l'appoggio" sul secondo tempo che, trattandosi di tempo ternario, dovrebbe di norma essere un'arsi), o il dattilo nell'Allemanda (esemplare nella III Suite) e, come ultimo esempio, il caleidoscopico gioco combinatorio del metro ternario nella Corrente con l'unico scopo di far perdere all'ascoltatore il senso della battuta, ossia della tesi. Ai topoi sopraelencati e alle figure retoriche si deve però aggiungere un elemento chiave che permette il connubio tra il macro- e il microcosmo e che porta a compimento il complessivo "discorso musicale": il fattore catalizzante dato dal Tempo, ossia dalla velocità d'esecuzione. Da Mattheson (nonché da numerosi altri trattati più o meno coevi) viene ribadita l'importanza della scelta del "tempo giusto" da parte dell' interprete . A questo proposito, eventuali scelte arbitrarie rischierebbero di far perdere il filo del sud- detto "discorso musicale", sfalsandolo e rendendolo inintelligibile. Considerando dunque queste quattro colonne portanti: discorso musicale, figure retoriche, topoi e tempo, abbiamo tentato di risolvere alcuni degli enigmi insiti nelle differenti fonti manoscritte, proponendo una soluzione che a nostro avviso si prospetta logica e in linea con i concetti storico-estetici espressi sopra. Ora sta all' "oratore" Andrea e al suo violoncello Sbrighi (2013) rendere intelligibile il dis- corso bachiano , pur senza la pretesa di dare risposte definitive. Diceva il poeta Ungaretti che la poesia è poesia quando porta in sé un segreto, se è decifra- bile nel modo più elementare, non è più poesia. Lo stesso concetto vale per la musica e l'arte in generale.
In Solitaria, per Violoncello Solo
"In Solitaria" per violoncello solo è una romanza composta tra il 2018 ed il 2019 per Andrea Nocerino. In un unico tempo "In solitaria" come una navigazione a vela tra suoni e figuremusicali aspira ad una prospettiva ideale di ascolto appartata, in ombra permettere in risalto il senso profondo della struttura formale della composizione. Determinante è stato l'ascolto di Andrea e l'incontro con il suo mondo artistico. Il linguaggio sonoro è un mezzo espressivo capace di accogliere le suggestioni e le emozioni che fra musicisti nascono spontanee. Ci siamo ascoltati e ho potuto creare un'opera in dialogo con i miei suoni ideali in cammino tra le quattro corde del violoncello. Ogni corda un ramo sul quale arrampicarsi, un mare nel quale navigare e tante suggestioni come in un diario sonoro fatto di frammenti e relitti di antiche melodie siciliane reinventate, linee sospese, distese sonore, echi lontani e onde che emergono improvvise, un'aria con variazioni, una navigazione senza meta prefissata, aperta, libera.
Andrea Nocerino
Formatosi con la violoncellista Silvia Chiesa e diplomatosi con lode e menzione d'onore al Conservatorio di Cremona, negli ultimi anni ha condiviso il palco con affermati interpreti quali Maurizio Baglini, Guido Corti, Roberto Noferini, Francesco Fiore, Vladimir Mendelssohn, Fine Arts Quartet e Silvia Chiesa, oltre che con alcuni tra i migliori musicisti della sua generazione. Si é esibito in contesti di assoluto rilievo tra cui Amiata Piano Festival, Teatro di Villa Torlonia, Auditorium Arvedi, Museo del Teatro Alla Scala, Musica Vicenza, Auditorium Gaber di Milano, Teatro Ponchielli di Cremona o Musei Vaticani. All’estero è stato invitato in Croazia (Rijeka), Francia (Musique en Madiran), Stati Uniti (University of Chicago) e Corea del Sud (Goryeong Gun Nuri Hall).
In veste solistica ha tenuto concerti in tutta Italia, approfondendo altresì lo studio delle Suites di Johann Sebastian Bach alle quali ha dedicato il suo debutto discografico. Attento al repertorio contemporaneo, è dedicatario di alcune opere per violoncello solo tra le quali spicca un recente brano del compositore Marco Betta; si esibisce inoltre in diverse prime esecuzioni e collabora attivamente con festival ed ensemble della scena nazionale. Ha inciso per Rai Radio3, Amadeus, Movimento Classical.
A inizio 2019, in collaborazione con il Museo del Violino di Cremona, gli è stato affidato il compito di incidere e catalogare il suono del Violoncello Stradivari “ex Cristiani-Stauffer” per il progetto internazionale della “Banca del suono”.
Attualmente il Museo del Violino di Cremona lo ha designato quale musicista affidatario del prezioso Violoncello Stradivari e riferimento per tutti gli strumenti storici della collezione.