Echoes and Memories
Echoes and memories
opere moderne per chitarra intorno all'idea del Ricercare
Il grande assente, in questo progetto discografico, è il repertorio dell'Ottocento. Con la sola eccezione della Ciaccona di Bach, il linguaggio che qui trova spazio è quello che – con una definizione generica ma in fondo appropriata – possiamo definire atonale. La precisa gerarchia che disciplina la successione e la combinazione armonica delle note nel sistema tonale lascia spazio a un desiderio di maggiore libertà che in fondo già aveva caratterizzato il periodo preclassico, con particolare riferimento alla modalità rinascimentale e del primo '600. Anche per motivi legati a questioni di carattere organologico, inoltre, quell'idea di libertà riguarda la stessa esecuzione del repertorio strumentale che arriva al 1600, in particolare il parametro ritmico interessato da una forma di rubato che risulta molto spesso fuori luogo nell'interpretazione delle opere classiche.
A partire dalla fine del XIX secolo si diffonde la volontà di riscoprire il patrimonio musicale cinque-seicentesco e di utilizzarlo come fonte di ispirazione. Non è solo grazie agli esponenti della cosiddetta “generazione dell'ottanta” che la produzione vocale e strumentale del XVI e XVII secolo viene eletta a modello di riferimento per un linguaggio musicale nuovo, capace di districarsi fra le macerie di un sistema tonale ormai disgregato e di apparire come una convincente via d'uscita dalla crisi che interessa la musica europea. Ecco allora l'opera di Ferenc Farkas che, conciliando modernità e tradizione, guarda sia alle radici della musica popolare della sua nazione (l'Ungheria) che al patrimonio strumentale italiano. Questi Six pièces brèves sono concepiti come un corpus unico, una specie di Suite seicentesca articolata in movimenti di differente carattere ritmico e formale. Per i titoli dei sei pezzi Farkas attinge evidentemente, oltre che alla tradizione italiana, a quella austroungarica. Poi Hans Werner Henze che impiega il termine “tentos” per intitolare uno splendido trittico di brevi composizioni incluse nell'ampio e articolato progetto Kammermusik del 1958. Questo termine lo si trova per esempio nei testi di Luys Milàn, il grande vihuelista spagnolo vissuto nel XVI secolo, e sta a indicare una forma musicale a metà fra lo studio e il ricercare. Fin troppo semplice collegare idealmente, se pensiamo alla forma e a una certa idea di suono, i pezzi di Henze al monumentale repertorio vihuelistico cinquecentesco. Evocato già alcune volte, a questo punto del percorso appare giusto dare voce al Ricercare come originariamente inteso dagli esponenti della tradizione liutistica italiana. Francesco da Milano è unanimemente considerato il più importante fra questi esponenti. Vengono qui proposti tre suoi Ricercari, identificati secondo la numerazione che ne ha dato Ruggero Chiesa nell'opera completa per liuto pubblicata nel 1971 per le edizioni Suvini Zerboni. Il ritorno ai giorni nostri avviene con Nicola Jappelli, di cui viene proposto il primo dei tre movimenti di Su echi di Mompou. Federico Mompou ha donato alla chitarra una meravigliosa Suite compostelana, nella quale dominano misticismo, malinconia e dolcezza, espressi con un linguaggio modale e atonale che ci spinge lontano dal presente. Jappelli coglie quel carattere e offre un ulteriore e pertinente contributo alla definizione della cornice di questo progetto discografico. Ancora un Ricercare ci viene proposto da Matteo D'Amico: il linguaggio moderno e l'uso di dissonanze e di effetti sonori rende questa composizione, da un punto di vista formale ed espressivo, molto più vicina agli esempi cinquecenteschi rispetto a quello che potrebbe apparire a un primo ascolto. I Five Pieces di Virginio Zoccatelli sono ispirati di nuovo all’antica forma del Ricercare per la matrice di scrittura melodico-polifonica e contrappuntistica. Ciascun pezzo presenta particolari aspetti timbrici e risorse strumentali peculiari della chitarra, non tralasciando le vaste possibilità ritmiche con note singole e accordi, passaggi sostenuti dal controllato virtuosismo dell’interprete. Il sistema sonoro usato è quello neo-modale e polimodale. I Quatre pièces brèves di Frank Martin sono ormai considerati un'opera importante del moderno repertorio chitarristico. Anche in questo caso l'assemblaggio dei quattro pezzi assume la forma di una Suite. Il Preludio è caratterizzato da un esordio monodico seguito da coerenti sviluppi ritmici e dinamici. L'Aria è animata da preziose e ripetute ornamentazione allo stile della tradizione clavicembalistica francese. Il Plainte è strutturato in espressive successioni di accordi che terminano con una rievocazione del materiale esposto nel Prelude. Infine con Comme une Gigue, il richiamo alla tradizione seicentesca diventa ancora più esplicito. La conclusione del discorso è affidata a una delle composizioni strumentali più famose di Bach. Considerarla eccentrica rispetto al progetto in quanto “unica opera tonale”, sarebbe confinarla in un territorio comune, umiliandone il valore e recando un'offesa alla grandezza del genio del suo autore. Potremmo giustificarne la presenza rivendicando l'ascendenza cinquecentesca della forma ciaccona, riannodando così il legame col resto del programma qui registrato, ma in fondo l'opera di Johann Sebastian Bach non necessita di essere “giustificata”. Dovunque ci sia spessore musicale, in qualsiasi epoca, Bach c’è, per forza. In lui troviamo il passato e il futuro, la tonalità e la non-tonalità, l’armonia e il contrappunto, l’ascetismo e la passione...
Eros Roselli
Il chitarrista Eros Roselli si è formato con Ruggero Chiesa e ha vinto premi e riconoscimenti ufficiali al Concorso di Savona, di Lagonegro, “F. Sor” di Roma, al Premio Fundaciòn Guerrero di Madrid e in altre competizioni. Ha all’attivo una lunga serie di concerti e ha tenuto master class in Italia, Svizzera, Germania, Austria, Spagna, Croazia, Slovacchia, Unghe-ria, Lituania, Russia, Inghilterra, Danimarca... American Record Guide di lui ha scritto “superb Italian guitarist Eros Roselli is a first-rate musician and he offers probing interpretations of even the most unassuming miniatures, employing his supple sense of phrasing, pristine articulation, and full tone to remarkably satisfying effect”. Musicista dai molteplici interessi Eros Roselli si dedica da alcuni anni anche alla composizione. Laureato in sociologia all'Università di Trento con una te-si sulla musica contemporanea è docente di chitarra presso il Conservatorio di Musica di Padova. L'esperienza maturata in diversi incarichi di rilievo istituzionale (compreso quello di Direttore) l'ha portato a scrivere un libro sulla riforma dei Conservatori di musica intitolato Uscire dal ghet-to?, pubblicato nel 2015 da Armando editore e un secondo lavoro nel 2018 intitolato Musica e Conservatori, come superare una crisi di sistema?.