Trés Libre
In una lettera a un suo editore datata 27 ottobre 1888 lo scrittore Anton Cechov in poche righe esprime un concetto fondante per tutti i creativi: "l'artista deve giudicare soltanto quello che capisce; il suo campo è limitato come quello di qualsiasi altro specialista, questo lo ripeto e su questo insisto sempre . (...) L'artista osserva, sceglie, intuisce, associa; già di per sé questi atti presuppongono, nel loro principio, un problema; se fin dall'inizio uno non si pone un problema, non ha nulla da intuire e nulla da scegliere:'
Très libre quindi intuisce e sceglie, raccontando soprattutto autori alla ricerca urgente di una loro libertà espressiva oltre i perimetri delle imposizioni attraverso brani che diventano, inevitabilmente, finestre biografiche su esistenze complesse: il percorso di Denisov verso i linguaggi d'avanguardia nonostante le censure del regime sovietico; la ricerca delle proprie origini attraverso il folklore trasfigurato dell'armeno Mansurian; le riflessioni sulla percezione del tempo di Grisey.
L'idiomaticità del clarinetto è allo stesso tempo confermata e messa in discussione: la cantabilità in Auerbach, la propensione all'agilità in Yotzov e Say, le qualità onomatopeiche in Giacometti, le possibilità timbriche in relazione all'elettronica in Benatti.
Linoci in questa opera di debutto intuisce, sceglie e raccoglie i frutti di un lavoro quasi ventennale come interprete di musica del Novecento e contemporanea, non solo rivelando una straordinaria qualità del suono e dispiegando mezzi tecnici riservati a pochi ma anche valicando l'uso ordinario dello strumento per inoltrarsi nel territorio delle tecniche estese, restituite in maniera sempre limpida e raffinata.
Il programma proposto parte dalle atmosfere “rarefatte” di Grisey e Denisov, due capisaldi del repertorio clarinettistico della seconda metà del ‘900, attraversando poi strade sconosciute ai più, come il meditativo “Prayer” di L. Auerbach, o le composizioni di carattere popolare di Mansurian, Say e Yotzov. Trovano spazio in questo programma anche due composizioni inedite, scritte appositamente per questo progetto. “Jamazoneiro” del noto compositore bresciano Antonio Giacometti e un brano del giovane compositore Luca Benatti.
Cosimo Linoci si diploma nel 2003 presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “O. Vecchi – A. Tonelli” sotto la guida di C. Giuffredi.
Presso lo stesso istituto, ha conseguito il diploma accademico di II livello in clarinetto, con il voto di 110/110 e lode. Approfondisce il repertorio cameristico con P. Maurizzi al conservatorio “A. Boito” di Parma dove, nel 2016, ottiene il diploma accademico di II livello in musica da camera con il massimo dei voti.
Nel 2018 ottiene il Master Accademico di II livello di clarinetto, presso il Conservatorio “Bruno Maderna” di Cesena, con il massimo dei voti.
Si è perfezionato con F. Meloni, L. Combs, S. Kam, C. Palermo e, per la musica da camera, con il “Trio di Parma”, P. Maurizzi e M. Polidori.
Ha vinto diversi concorsi fra cui il Concorso Internazionale “Città di Pesaro”, Concorso Internazionale di clarinetto “R. Viani”, Concorso Internazionale “Città di Carlino”.
Ha ottenuto varie idoneità, fra cui l’orchestra del “Teatro alla Scala”. Ha collaborato con diverse orchestre fra cui l’orchestra “Teatro Regio” di Parma e l'Orchestra Filarmonica “Arturo Toscanini”. Collabora attivamente con numerosi ensemble e gruppi da camera, con i quali tiene concerti per importanti festival e teatri (Festival delle Nazioni, Bologna Festival, Fondazione Vedova, Teatro Comunale di Modena, ecc…). Suoi concerti sono stati trasmessi da Rai Radio3, Radio Toscana Classica e Rai5.
Dal 2006 è docente di clarinetto a contratto presso il Conservatorio “O.Vecchi – A. Tonelli” di Modena.
Ha svolto il suo ruolo di docente di clarinetto anche al Conservatorio “F. A. Bonporti” di Trento e in diverse masterclass su tutto il territorio nazionale.