Sonatas for Cello and Piano
Nikolay Miaskovsky, compositore russo ricordato anche come "padre della sinfonia sovietica" in quanto autore di ventisette sinfonie, scrive la Seconda Sonata op.81 per violoncello e pianoforte nel 1948, in risposta alla "Risoluzione sulla musica"emessa dal Comitato Centrale del Partito Comunista diretta specificatamente a Miaskovsky, Shostakovich, Prokofiev e Khachaturian.
L'accusa principale del Partito era diretta al "formalismo" musicale, inteso come la separazione artificiale di forma e contenuto a scapito del contenuto: si voleva combat tere la complessità compositiva ritenuta troppo élitaria e promuovere, al contrario, una semplificazione stilistica di maggiore accessibilità collettiva.
Il critico Boris Asafyev aveva scritto, nel 1920, che Miaskovsky non era il genere di compositore che la Rivoluzione avrebbe voluto in quanto la sua musica "non esprime va la vita attraverso lo spirito delle masse" ma attraverso "il prisma delle sue emozioni personali".
La Sonata op.81, scritta negli ultimi anni di vita di Miaskovsky con l'intento di "riconcili arsi"con le linee guida del Partito, è dedicata a Mstislav Rostropovich ed è inizialmente concepita per uno strumento diverso dal violoncello, la viola d'amore. In quest'opera si realizzano, quindi, il ritorno ad una"studiata" semplicità, sia dal punto di vista delle linee melodiche che dal lato armonico, e il recupero dei valori tradizionali e di atmosfere tipiche della musica russa:pensiamo al tema crepuscolare dell'Allegro moderato e al tipico moto perpetuo dei motivi danzanti strumentali nel terzo movi mento, Allegro con sp irito . Grazie a questa composizione Miaskovsky ottiene l'ambito Premio Stalin, riconoscimento da lui ottenuto per ben sei volte come nessun altro compositore russo.
Claude Debussy scrive la Sonata in re minore per violoncello e pianoforte durante il soggiorno nella località marina di Pourville, nell'estate del 1915, dopo un periodo di in tensa depressione causato dall'inizio della Prima Guerra Mondiale e dalla sua m alat t ia. In una lettera del 14 ottobre 1915 a R. Godet descrive la sua intensa attività compositi va estiva come risultato del peggioramento del suo stato di salute: in quattro mesi vedono la luce"En blanc et noir" per due pianoforti, i due libri di"Etudes" per pianoforte, due Sonate da camera,una per flauto viola e arpa e quella per violoncello e pianofo rt e. Il progetto cameristico iniziale avrebbe dovuto comprendere sei sonate per strumenti in combinazioni timbriche diverse ma Debussy riesce a portarne a termine soltanto tre: oltre alle due suddette quella per violino e pianoforte.
Un tratto peculiare e comune alle tre sonate da camera è l'ispirazione al modello stilistico francese pre-classico di Couperin e Ram eau . Debussy intende evidenziare nella sua musica le caratteristiche di grazia, chiarezza e luminosità della tradizione francese. In questa scelta precisa di può rintracciare la reazione di Debussy al mondo germanico: alla sofferenza acuta personale causata dallo scoppio della Guerra corrisponde, sul piano musicale, il rifiuto della forma-sonata classica di origine tedesca.La Sonate per cella e piano è la prima del progetto cameristico ed è dedicata a Madame Debussy: è costituita da un primo tempo, Prologue, di carattere introduttivo e da un secondo movimento collegato al terzo, Sérénade et Finale. Il carattere fonda mentale che emerge immediatamente è l'episodicità, la frammentarietà, la mancanza di sviluppo in senso classico dei temi musicali. Nel Prologue al violoncello viene affidato un tema semplice, dal carattere dolce e dal colore sfumato. Le sonorità di Debussy, in tutta la sonata, arrivano fino al ppp, al limite tra l'udibile e il non udibile: un esempio eclatante del "silenzio inframusicale" che penetra la partitura è dato dall'indicazione dinamica "estinto"presente nel Finale. A. Casella vedrà nell'opera di Debussy proprio il "maggior rinnovamento sonoro che ci offre la letteratura pianistica dopo Liszt". L'originalità della Sonate si evidenzia anche a livello timbrico: le potenzialità del violoncello sono sfruttate in modo nuovo e continuo. Nella Sérénade il violoncello è trattato come una chiatarra: i pizzicati non hanno un ruolo secondario ma interpreta no un inserto tematico di ispirazione spagnoleggiante e dialogano con gli staccati penetranti del pianoforte.
La Sonata op.8 in do minore di Alfredo Casella, composta tra il 1906 e il 1907, è dedi cata, come quella di Miaskovsky, ad un'altra pietra miliare dell'interpretazione violon cellistica, Pablo Casals, le cui interpretazioni, secondo Casella, eccellevano, al pari di quelle di Toscanini e Gieseking, per"naturalezza, semplicità e purezza di stile".
Casella decide di misurarsi,fin dall'inizio della sua attività, con la scrittura per violoncel lo anche grazie all'ambiente in cui cresce e si forma musicalmente: suo nonno Pietro, primo violoncello al Teatro San Carlo di Lisbona e presso la Cappella Regia di Carlo Alberto a Torino, era stato amico di Paganini e si era distinto per le sue brillanti doti esecutive. La Sonata, come le altre opere del periodo giovanile, risente di svariati influssi st i list ici : alle suggestioni provenienti da Debussy, Mahler, Strauss si affiancano gli stimoli derivati dalle lezioni con Fauré e una personalità sempre protesa alla ricerca del nuovo, in uno slancio continuo verso territori ancora inesplorati. La poliedricità compositiva si evidenzia anche nel primo movimento, Allegro assai, con la citazione del Concerto k 491 in do minore di Wolfang Amadeus Mozart. Lo slancio e la tensione delle linee melodiche costituiscono un elemento fondamentale in tutta la sonata: nel già citato Allegro assai le linee ascendenti del secondo tema del violoncello hanno un'intensa carica espressiva e si fondono plasticamente con la densa scrittura virtuosistica del pianoforte. Anche il terzo tempo, Allegro ma non troppo, vive di contrasti appassionati: all'inizio affidato a rapide sestine del pianoforte in progressione dinamica dal pp al ff simili ad un preludio minaccioso ad una tempesta che esplode nel tema impetuosamente drammatico e ritmico in do minore, segue un secondo episodio dalla cantabilità nobile, luminosa, rischiarato da una profonda catarsi interiore.
Andrea Favalessa
Violoncello
Andrea Favalessa si è diplomato nel 2001 con il massimo dei voti e lode al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano sotto la guida di Marco Bernardin. Nel febbraio del 2006 ha conseguito il diploma accademico di secondo livello presso lo stesso Conservatorio, sempre con il massimo dei voti e lode.
Dal 2002 collabora con l’Orchestra Filarmonica della Scala, con la quale ha partecipato a varie produzioni. Ha collaborato in veste di primo violoncello con l’Accademia della Scala, per l’opera Così fan tutte di Mozart andata in scena al Teatro della Scala nel novembre del 2007 sotto la guida di Ottavio Dantone, e con l’Orchestra Milano Classica.
Ha vinto vari premi a concorsi nazionali ed internazionali, quali il primo premio del Concorso nazionale di violoncello della Scuola Musicale di Milano, la borsa di studio della Yamaha Music Foundation, il primo premio al Concorso internazionale «Rovere d’Oro» di San Bartolomeo, il primo premio al Concorso internazionale «Lorenzo Perosi» di Tortona, il primo premio alla Rassegna nazionale Giovani musicisti di Cervo, il primo premio assoluto al Concorso internazionale «Città di Asti», il secondo premio al Concorso internazionale «Silvio Omizzolo» di Padova.
Ha debuttato come solista con l’Orchestra dell’Assunta in Vigentino e successivamente ha suonato nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali e l’Orchestra Filarmonica del Conservatorio di Milano, e all’Auditorium San Barnaba di Brescia con l’Orchestra da Camera di Brescia.
Nell’agosto del 2007 ha eseguito in prima esecuzione assoluta il brano Pulse di Gabriele Vanoni per le Settimane Musicali di Stresa. È socio della SIMC (Società Italiana Musica Contemporanea) per la quale ha eseguito in prima esecuzione assoluta e inciso per la casa discografica McHarmony musiche per violoncello solo di Ennio Morricone, Paolo Arata, Sonia Bo, Massimo Di Gesu.
Nel marzo 2002 gli è stata conferita la medaglia di bronzo ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte dal Presidente della Repubblica Italiana.
Maria Semeraro
Maria Semeraro diplomata al Conservatorio di Pesaro con il massimo dei voti, lode e menzione speciale, ha conseguito il diploma pluriennale all'Accademia Pianistica "Incontri col maestro" di Imola, sotto la guida del M° Franco Scala. Ha frequentato masterclass di illustri musicisti come A. Lonquich, J. Achucarro, J. Demus, A.Vardi, A. Jasinski, R. Tureck, P. Badura-Skoda, T. Nikolaeva, L. Margarius, R. Risaliti, R.Chailly. Attualmente frequenta la Fondazione “R.Romanini” di Brescia sotto la guida del M° Sergio Marengoni. Contemporaneamente agli studi musicali si è laureata in filosofia con il massimo dei voti e lode con una tesi sulla filosofia della musica di V. Jankélévitch. Ha ottenuto premi in diversi concorsi nazionali ed internazionali quali: il Concorso della Società Umanitaria di Milano bandito tra i migliori allievi dei Conservatori italiani, il secondo premio al Concorso internazionale “A. Scriabin” di Grosseto, il secondo premio al Concorso internazionale “C. Soliva” di Casale Monferrato, il primo premio al Concorso di esecuzione musicale di Pino Torinese, il primo premio al Concorso “Premio Terzo Musica e Valle Bormida”, il primo premio al Concorso di esecuzione musicale “Premio R. Schumann” di Lamporecchio. Ha tenuto recitals come solista presso le più prestigiose società di concerti italiane e a Monaco di Baviera (Hochschule) Amsterdam (Concertgebouw, Beurs van Berlage), Mosca (Museo Scriabin e sala Rachmaninov del Conservatorio Tchaikovsky). Ha collaborato con il M° Rocco Filippini nell'ambito dell'esecuzione delle sonate di Beethoven suonando a Bologna (Accademia Filarmonica), Pinerolo (Accademia di Musica) e al Conservatorio di Piacenza. Ha suonato come solista con l'Orchestra della Rai di Milano nella Sala Verdi del Conservatorio,con l’Orchestra "A. Toscanini", con l'Orchestra di Padova e del Veneto, con l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, con l’Orchestra Sinfonica di Mosca, con l'Orchestra di Stato della Lituania e con l'Orpheus Chamber Orchestra al Teatro Comunale di Bologna. Nel 2008-2009 ha partecipato all’esecuzione integrale dell’opera pianistica di Schumann suonando a Bergamo (Sala Piatti), Brescia (Auditorium S. Barnaba) e all’Università Bocconi di Milano.