Mozart Piano works
Pietro Fresa Mozart Piano works
Suscita sorpresa una nuova registrazione di opere pianistiche mozartiane da parte di un pianista italiano per il suo debutto discografico. Ci vuole coraggio, vien da dire. E Pietro Fresa , a soli ventidue anni, dimostra di averne, anche per la scelta del repertorio all'interno del catalogo, caduta sulle pagine forse più conosciute e amate del salisburghese, a cominciare dalle 12 Variazioni su "Ahi Vous diral-je Maman" KV 265, oggi uscite un po' di moda, ma cavallo di battaglia di grandi pianisti come Clara Haskil e Samson François. C'è poi la Fantasia in re minore KV 397, la più nota e martoriata pagina mozartiana, incompiuta e completata con diligenza da un signor nessuno. Poi il Rondò In re maggiore KV 485 che fu caro all'ultimo Vladimir Horowitz, la Sonata n. 5 In sol maggiore KV 283, infine la Sonata n. 12 in fa maggiore KV 332, la più eseguita assieme alla Sonata in la minore KV 310, registrata anche da Horowitz in studio nel 1947. Il quale a ottantatré anni, in uno dei sui ultimi incontri con la stampa nel marzo 1987 a Milano, durante la registrazione di un disco mozartiano con l'Orchestra della Scala diretta da Carlo Maria Gìulini, si lasciò andare a considerazioni che lì per lì fecero saltare i giornalisti sulla sedia, ma che a distanza di trentasei anni ancora fanno riflettere e costituiscono una profonda chiave di lettura che ha fatto scuola. Diceva Horowitz: "Non mi interessa la riflessione di altri sulla questione di come si suona Mozart, ma soltanto quello che il compositore stesso aveva da dire. Abbiamo la grande fortuna di possedere in così gran numero lettere meravigliose e istruttive, e la chiave per interpretare la musica di Mozart può essere trovata in queste. Una delle cose più importanti che vengono alla luce è il rilievo dato da Mozart al sentimento e all'espressione nel far musica. Criticava continuamente i suoi contemporanei per il virtuosismo meccanico e privo di significato, e per una mancanza di sentimento e di sensibilità. Nelle sue lettere possiamo vedere che era un uomo sensuale, di questa terra, con una ampia e intensa gamma di emozioni. Le esprimeva tutte nella sua musica, e in tal senso era veramente un compositore romantico. Accostarsi a lui come se fosse una graziosa figurina di porcellana rococò su un piedistallo significa spogliare la sua musica del suo carattere essenziale, universale, del suo potere di evocare la gioia come le lacrime. Pablo Casals mi disse una volta che Mozart si dovrebbe suonare come Chopin e Chopin come Mozart!".
Ascoltare Pietro Fresa suonare Mozart fa venire alla mente le parole di Horowitz: basta la sua impettita esposizione del celebre tema della popolare canzoncina francese "Ah! Vous dirai-je Maman" per capire che Fresa non si limita ad una corretta lettura del testo, ma centra subito il carattere mozartiano impresso al ternino popolare: la spensieratezza e quel poco di pomposità rococò, quasi fosse una minuscola ouverture al gioco delle 12 Variazioni. Che si considerano composte durante lo sfortunato soggiorno parigino fra il marzo e il settembre 1778, dopo la rottura con l'Arcivescovo di Salisburgo Hyeronimus Colloredo presso il quale era impiegato assieme al padre Leopold, dopo vani tentativi di richiesta di aumento di stipendio e dinieghi per viaggi e tournée all'estero.
Un soggiorno parigino di sei mesi molto travagliato, fra i peggiori periodi della sua esistenza, in cui un Mozart ventunenne conosce personaggi ambigui, l'indifferenza della società francese , la morte della madre e l'incapacità di scrivere un'opera in lingua francese, ma che oltre alla Sinfonia in re maggiore KV 297 gli riesce di pubblicare quattro serie di variazioni per tastiera sui temi francesi "Ah, vous dirai-je Maman", "Je suis Lindor'', "La belle Franço ise" e "Lison Dormait".
Le 12 Variazioni KV 265 sulla canzoncina popolare" Ah, vous dlral-Je, Maman ·, pubblicata in Francia alla metà degli anni '60 dal compositore sloveno Nicolas Dezède (1745-1792), con ogni probabilità sono state composte per l'attività didattica, essendo concepite per esercitare alcuni problemi tecnici basilari, come scale, arpeggi e ornamenti. Anche se questo aspetto tecnico è il meno interessante: ascoltandole siamo colpiti dalla delicatezza dell'ornamento di ogni variazione, dalla loro bellezza individuale, dall'audace trattamento armonico con i suoi continui contrasti di seconda maggiore o minore. "N ulla di stratosferico, ma una grazia, una tenerezza, una capacità di capire la psicologia del mondo infantile che ci dicono come l'Autore fosse prima di tutto un drammaturgo" (Piero Rattalino).
Anche Arnold Schonberg sottolinea che le composizioni strumentali di Mozart dimostrano "la capacità di un grande compositore di opera buffa di cavarsela in pochissimo spazio". Lo dimostra ampiamente la cosiddetta "parigina" Sonata in fa maggiore KV 332 (ma nel 1986 i musicologi Wolfgang Plath e Alan Tyson dimostrano attraverso lo studio dei manoscritti che è stata scritta a Monaco o Vienna fra il 1781 e il 1784) che è il classico esempio di una strutturazione tematica compatta, pur nei forti contrasti e nel forte chiaroscuro. Il primo tempo è basato su due temi principali ai quali si oppongono due improw isi temi secondari, il primo dei quali forte con una subitanea modulazione a re minore (che potrebbe aver ispirato Giuseppe Verdi nell'aria "La donna è mobile" del Rigoletto), il secondo caratterizzato invece da una serie di sforzati in un movimento a mani alterne che fa subito pensare a un Beethoven giovanile. L'Adagio è in forma bitematica senza sviluppo: altro non è che una stupenda aria cantata di una grande eroina femminile, oasi lirica assoluta prima del grande turbinio finale del terzo movimento, Allegro assai, dal forte carattere virtuosistico.
Appartiene invece alle cosiddette "6 Sonate di Monaco" composte nell'arco di pochi mesi fra il 1774 e il 1775 la Sonata in sol maggiore KV 283. Si apre con un tema assai lirico (Allegro) che incanta immediatamente l'ascoltatore e poi si inerpica in una serie di awenture attraverso studiate variazioni metriche dal ¾ ai 6/8 e vari sbalzi dinamici, con accenti sui tempi deboli che donano un effetto umoristico. Il secondo movimento, Andante, è anch'esso una scena d'opera miniaturizzata, un brano di musica d'insieme, con carattere fortemente belcantistico e un uso molto esteso delle ornamentazioni. Caratteristica che offre il destro al giovane Pietro Fresa per scatenarsi in saporose fioriture e piccole varianti, specie nei ritornelli, secondo un'ormai consolidata prassi esecutiva. Pratica che gli riesce molto bene, connotando il suo pianismo, che si fa notare. E lo fa cum grano salis, con gusto e personalità. Difficile e piuttosto virtuosistico il terzo tempo, Presto, caratterizzato da una esplosione di gioia, uno spirito errante e un'inventiva quasi incontenibile.
Lo stesso spirito che informa il meraviglioso Rondo in re maggiore KV 485, un pezzo isolato del 1786 che è in realtà un primo tempo di Sonata su un unico tema, con uno sviluppo e una ripresa che sgorga con un abbandono quasi spensierato. Fu composto per un'allieva di cui si conosce solo il cognome, von WOrben. Il tema, già comparso nel Quartetto per pianoforte in sol minore KV 478, in realtà è tratto dal Quintetto op. 12 n. 6 di Johann Christian Bach, il figlio di Bach che gli era stato tanto amico, specie in occasione del terribile momento della morte della madre e per il quale Mozart nutriva un'autentica devozione. Molto divertente è il finale tanto amato da Horowitz, in cui compare un basso ostinato che "prelude al finale del Trio per pianoforte in si bemolle KV 502, in cui Mozart ci offre tutto un festival di boogie-woogie" (William Glock).
Al gruppo di composizioni "neobarocche" ispirate dal lavoro di Cari Philipp Emanuel Bach e all'approfondimento delle opere di Bach padre durante l'anno 1782 (lo stesso del Ratto dal serraglio) appartiene la celeberrima Fantasia in re minore KV 397, non compiuta, completata nelle ultime dieci battute per l'edizione postuma nel 1804 dal compositore August Eberhardt MOller. Certamente una delle opere più affascinanti e discusse di Mozart, precorritrice dello spirito romantico, che conobbe un enorme successo durante l'Ottocento, e ancora ne ottiene presso i pianisti dilettanti. È un'impressionante pagina di grande teatro, strutturata in tre parti, che apre con un grave e meditativo preludio introduttivo in arpeggi (Andante), un atto sonoro di straordinaria drammaticità, sfocia in un Adagio di dolce ieraticità i cui due temi sono interrotti da due cadenze virtuosistiche che ne prolungano l'enorme tensione espressiva, come nelle corone delle arie vocali lasciate all'improw isazione dei cantanti. E qui, quasi a sorpresa, ennesimo colpo di teatro mozartiano: senza soluzione di continuità si confluisce in una spensierata, quasi giuliva terza parte, Allegretto in re maggiore, che si interrompe alla battuta 97.
Pietro Fresa
Pietro Fresa ha frequentato il Conservatorio G.B. Martini di Bologna ottenendo il più alto punteggio dove si è diplomato sotto la guida del Maestro Carlo Mazzoli, con lode e menzione di onore nel luglio 2017. Ha studiato con la concertista cinese Jin Ju, ed è attualmente allievo del celebre Maestro russo Boris Petrushansky alla prestigiosa Accademia Pianistica Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola. Ha iniziato gli studi presso il Royal College of Music di Londra per merito di una importante borsa di studio, e qui, frequentando i corsi dei Maestri Dmitri Alexeev e Sofya Gulyak, si è laureato con il massimo dei voti nel settembre 2020. Ha iniziato una intensa attività concertistica sia come solista che in formazioni di musica da camera che l’ha portato ad esibirsi in numerose rassegne sia in Italia che all’estero, fino a condividere il palco con artisti del calibro del violoncellista Mario Brunello. Tra le rassegne di cui è stato protagonista: i concerti dell’Aula Magna dell’Università Roma Tre, del Teatro Palladium e di Palazzo Braschi a Roma, la prestigiosa stagione di Musica Insieme presso l’Auditorium Manzoni a Bologna, Bologna Festival, Genus Bononiae, Musica in Fiore presso la Sala Farnese del Comune, San Giacomo Festival presso la omonima basilica, I Concerti del Teatro Comunale, del Teatro Guardassoni, del Cenobio di S. Vittore, dell’Università di Lettere, la rassegna del Circolo Ufficiali, la stagione Talenti in Musica di Modena, la Società Letteraria di Verona, il Festival Talent Music Mater Courses di Brescia nonché i concerti del Teatro Sancarlino di Brescia.