il Giardino dell'opera
Il flauto e Il Romanticismo: un curioso crocevia di date Importanti, affinità, mutamenti tecnici e brevetti
A partire dal 1827. anno della morte di Beethoven. da molti additata come abbrivio convenzionale del Romanticismo musicale, è tutto un proliferare di innovazioni tecniche e artigianali, a rendere il flauto, anche simbolicamente, un protagonista romantico per eccellenza, degno di un Prometeo (o, si perdoni l'ironia, di un "moderno Prometeo" come il dottor Vieto, Frankenstein...). Nell'arco di circa un ventennio (1831-1847) Theobald Béihm (o Boehm), padre del flauto mode rno, artigiano, orafo, sperimentatore e costruttore di strumenti musicali, ma anche esecutore e compositore, inventò un sistema di chiavi che consenti di posizionare i fori razionalizzando e ottimizzando l'acustica e sostituì al tradizionale corpo inversamente conico quello cilindrico.
Ancorché il più autorevole, non è il solo.
È periodo di diffusi fermenti tecnici, brevetti, costruttori-innovatori, molto spesso anche esecutori, chiamati a sostenere in prima persona la bontà della meccanica degli strumenti. Va consolidandosi la figura, tipicamente romantica, di solista che nei salotti privati degli aristocratici e dei borghesi fa mostra delle proprie abilità, con esecuzioni virtuosistiche e di straordinaria agilità, attingendo a piene mani dal repertorio operistico in voga, parafrasando e variando melodie popolari. Basti pensare a due nomi, Nicolò Paganini e Franz Listz, quest'ultimo capace di portare la parafrasi operistica ai massimi livelli di perfezione.
Se, come è fisiologico, meno noti appariranno i nomi di Raffaele Galli (secondo alcune fonti, Raffaello), Davide Carcano e Wilhelm Meves, deve salutarsi con plauso entusiasta il progetto di incidere (in molti casi in prima registrazione assoluta, non solo nella versione per ottavino) un florilegio di variazioni operistiche ottocentesche che potremmo definire un degno compendio di quello spirito culturale che ha informato il romanticismo italiano. Galli, Carcano e Meves, da un lato; dall'altro, Donizetti, un certo Rossini, Verdi, Ponchielli: "come i sovrani orientali che si deliziavano ad affondare le mani in un sacchetto di gemme", per mutuare un'immagine efficace di Mario Praz, l'ascoltatore potrà immergersi nell'ascolto delle pagine qui proposte, apprezzando l'afflato umano e poetico che Francesco Guggiola è capace di infondere al suono dell'ottavino con il preciso accompagnamento di Alberto Magagni. Passando in rassegna le gemme presenti nel nostro sacchetto, troviamo due lavori di ispirazione donizettiana, le Melodie favorite dell'opera Don Pasquale op. 283 e quelle de L'Elisir d'amore op. 286, tratte dalla raccolta Concerti di famiglia di Galli.
Esempio paradigmatico, Raffaele Galli, di quella figura tipicamente romantica di solista di cui s'è detto: musicista, virtuoso, compositore; nato il 21 febbraio 1824 nell'attuale Scandicci, fu flautista del collegio di S. Gaetano, membro onorario della Regia Accademia, socio della Filarmonica Fiorentina e perito tecnico nel Regio Istituto Musicale Fiorentino. Galli è ricordato soprattutto per l'Indispensabile metodo pratico per flauto, che rappresenta ancora oggi un testo didattico fondamentale, ma scrisse oltre 400 brani, principalmente di ispirazione operistica.
Dall'ascolto delle pagine qui proposte emerge nitidamente la cifra stilistica del compositore toscano, sempre in grado di realizzare una perfetta sintesi tra virtuosismo e cantabilità: le morbidezze sinuose della serenata di Ernesto, Com'è gentil la notte a mezzo aprii, la linearità melodica di Bella siccome un angelo, la soavità del duetto notturno Tornami a dir, la celeberrima romanza di Nemorino, Una furtiva lagrima (proposte con variazioni acrobatiche che mostrano tutta l'abilità tecnica di Francesco Guggiola) si alternano a momenti più schietti, come la stretta conclusiva del duetto tra Adina e Dulcamara e il finale del Don Pasquale. La sezione dedicata a Galli si chiude con altri due omaggi eccellenti. Nel Divertimento per flauto con accompagnamento di pianoforte su Un ballo in maschera di Verdi op.91 ritroviamo la citata capacità di Galli di alternare senza soluzione di continuità alcune tra le pagine più struggenti del capolavoro verdiano, come la magnifica Ma se m'è forza perderti, la commovente ballata di Riccardo Di' tu se fedele (mirabile qui l'espressività dell'ottavino di Francesco Guggiola: pare davvero di sentire "fra' tuoni, le dolci canzoni"), con quegli sprazzi di inquietudine esistenziale frammista a ironia che ben conoscono gli affezionati del Ballo, come il quintetto È scherzo od è follia e la canzone di Oscar, Saper vorreste (e qui, provare per credere, l'ascoltatore si chiederà se l'ottavino non sia il più perfetto corrispondente della voce del paggio verdiano). Anche le Melodie dell'opera Il pirata di Bellini, fantasia per flauto con accompagnamento di pianoforte op.19 presentano i momenti salienti dell'opera del compositore siciliano: Tu vedrai la sventurata, la cabaletta che chiude la scena della pazzia di lmogene (Oh sole, ti vela di tenebre oscure!), il duetto Pietosa al padre e l'aria di Gualtiero Per te di vane lagrime. Le composizioni qui proposte furono dedicate a flautisti dilettanti (all'Egregio dilettante flautista Alessandro Perera il Divertimento sul Ballo, all'Egregio flautista Giulio Giacomelli Elisir) o a nobili (alla Contessa Caterina Leonetti le Melodie dell'opera Il pirata di Bellini e al Conte Bartolomeo Battaglia Don Pasquale). Affondando nuovamente le mani, l'ascoltatore troverà l'unica gemma di discendenza non operistica presente nel sacchetto: la Sonata in do minore per flauto e pianoforte di Gaetano Donizetti. È ormai acquisita l'importanza della produzione sacra e cameristica del compositore bergamasco, anche se con riguardo a quest'ultima il pensiero corre immediatamente ai quartetti d'arch i. La quasi totalità della produzione cameristica, spesso accompagnata da sottotitoli esoterici, goliardici o addirittura pruriginosi, risale al periodo trascorso nella città natale, tra il 1817 e il 1821, quando Donizetti frequentava i salotti cittadini di dilettanti appassionati, come l'vvocato Antonio Quarenghi e la nobile pianista dilettante Marianna Pezzoli Grattaroli. La Sonata per flauto e pianoforte, composta nel 1819 "per uso della Sig.na Mar. Pezzoli Grattaroli", principia, come molte delle composizioni da camera donizettiane, con un tempo lento introduttivo, di grande efficacia e lirismo, cui segue un tempo di allegro in do maggiore, che ricorda una cabaletta operistica: l'attacco del pianoforte e la linea affidata al flauto (in questo caso, all'ottavino) ricordano una sorta di "scena senza parole", in cui alle colorature si alternano momenti più lirici. Seguono altre due famose pagine operistiche, tratte dall'Italiana in Algeri di Gioachino Rossini e dalla Gioconda di Ponchielli, ulteriori esempi dell'amore per l'opera diffuso nel periodo romantico e del desiderio di ascoltare le melodie più in voga anche al di fuori dei teatri,
eseguite da organici cameristici. Pochissime notizie sono giunte sino a noi sulla vita di Davide Carcano
(1873-1896), autore della versione della Danza delle ore qui proposta. Fu primo flauto per il ballo del Teatro alla Scala, secondo la prassi diffusa all'epoca di impegnare i musicisti più noti per le esecuzioni operistiche, mentre gli esecutori meno conosciuti subentravano per gli spettacoli di danza. La versione di questa celebre pagina è stata riportata nella tonalità originale in mi maggiore, a differenza della riscrittura di Carcano in re maggiore, oltre a essere stato reintrodotto il breve episodio che precede le Ore dell'aurora. Il carattere leggero e grazioso che emerge in questa esecuzione delle Ore del giorno si contrappone all'aura di mistero che traspare dalle sonorità delle Ore della notte, a dimostrazione delle grandi potenzialità espressive dell'ottavino (o del flauto, nella versione originale) in grado di ricreare , con cambi di colore continui, tutta la complessità cromatica del carattere originale della scrittura orchestrale. Il funambolico finale (ben noto ai flautis ti, essendo uno dei passi più richiesti in concorsi e audizioni) chiude in maniera gioiosa e solare la pagina ponchielliana, oltre a consentire a entrambi gli esecutori di dispiegare tutto il proprio armamentario tecnico e virtuosistico. Dell'Italiana in Algeri viene eseguita la trascrizione della sola sinfonia (ma, come diceva Alberto Savinio, in Rossini a volte il sinfonismo supera il vocalismo). Il melodramma giocoso si apre con l'indimenticabile pizzicato degli archi, cui segue una melodia affidata all'oboe di rara levità, come solo il genio pesarese era in grado di concepire. Segue il ben noto Allegro e, per tornare a Savinio, pare dawero di immergersi in una visione onirica in cui in un trenino, con il collo di struzzo coperchiato da uno scolapasta, un esercito di piccoli Rossini grassi lanciano baci e freddure alla folla.
La trascrizione qui proposta è una rielaborazione di una versione per flauto (o violino) di Wilhelm Meves
(1808-1871), altra figura di compositore/esecutore/didatta attivo nel campo della trascrizione di pagine operistiche (in particolare, ouvertures di Rossini, Bellini, Mozart e Weber).
Tutti i brani furono originariamente composti per flauto e pianoforte e, fatta eccezione per la Sonata di Donizetti, si tratta della prima registrazione assoluta, non solo nella versione per ottavino.
Insomma , all'ascoltatore la (non) ardua sentenza: non è forse un sacchetto di gemme deliziose e rare, degno di un sovrano orientale?
Francesco Guggiola
Si è diplomato al Conservatorio “Guido Cantelli” di Novara nella classe di flauto di Rosalba Montrucchio. In seguito ha conseguito il Master in Music Performance al Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, nella classe di Mario Ancilloti. Ha studiato ottavino con Nicola Mazzanti. Con il sostegno di una borsa di studio De Sono, ha frequentato il Master in Music Performance -orchestra presso la Zürcher Hochschule der Künste di Zurigo, nella classe di Matthias Ziegler, diplomandosi nel 2015. Nel 2013 è stato premiato al Concorso Internazionale “Severino Gazzelloni” di Roccasecca (FR), nella categoria ottavino. Nel 2014 ha tenuto un concerto a Roccasecca nell'ambito del XX Festival Internazionale Severino Gazzelloni con brani per ottavino e ha registrato un cd per la rivista FALAUT. Ha collaborato con la Filarmonica della Scala, l'Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova, l'Orchestra dell'Opera di Zurigo, l’Orchestra della Radio della Svizzera Italiana, la Filarmonica Toscanini di Parma, l'Orchestra Verdi di Milano l'Orchestra Nazionale dei Conservatori di Musica, suonando in importanti sale come il Teatro alla Scala, l'Opera di Zurigo, la Tonhalle di Zurigo, la Victoria Hall di Ginevra, il Teatro Carlo Felice di Genova, la Royal Festival Hall di Londra e la Royal Opera House di Muscat (Oman), con direttori quali Luisi, Bellugi, Albrecht, Lombard, Tamayo, Vedernikov, Auguin e Battistoni. Nel 2018 ha vinto il concorso di ottevino con obbligo del secondo flauto indetto dall'Orchestra del Teatro alla Scala, di cui fa ora stabilmente parte.
Dal 2018 ricopre il ruolo di Ottavino con l’obbligo del secondo Flauto nell’Orchestra del Teatro alla Scala e dell’omonima Filarmonica. Nell'anno accademico 2019/2020 ha tenuto un ciclo di incontri sull'ottavino al Conservatorio di Novara e dal 2020 è docente di ottavino all'Accademia del Teatro alla Scala.